Riceviamo da Valeria Fieramonte e volentieri pubblichiamo

Cara redazione,
 vi pregherei di ridare rilievo a un articolo che ho scritto nel 2009, una cronaca dal festival della scienza di Genova, nella quale raccontavo la testimonianza di una donna indiana. Non a caso, allora, e per quell’anno, avevo parlato solo di lei: mi faceva impressione infatti il clima di intimidazione in cui sembrava parlare, anche qui in Italia, come se i complici dei trattamenti da lei descritti fossero presenti anche qui da noi, tanto che nel pezzo avevo protestato anche per questo, e deciso di non parlare d’altro.
Vi pregherei anche di aggiungere le mie successive riflessioni.

Note e commenti dal festival della scienza 2009

La testimonianza di una donna indiana

Valeria Fieramonte

 

Il festival della scienza che si tiene ogni anno a Genova dal 2003 ha – nell’edizione di quest’anno – risentito un po’ della crisi economica ( è durato dieci giorni invece di due settimane), ma l’offerta di temi di discussione è stata lo stesso amplissima.
Ormai si tratta del più grande festival scientifico non solo in Europa, ma nel mondo, con un forte coinvolgimento anche dei giovani, seicento dei quali impiegati a tempo pieno nelle strutture organizzative. Come prevedibile, quest’anno le donne hanno avuto un ruolo defilato ( l’ exploit dell’anno scorso deve avere preoccupato più di un organizzatore) e grande rilievo hanno avuto le tematiche energetiche, con una insistenza eccessiva sul nucleare.

Ho trovato particolarmente interessante l’intervento di  Chandana Chakrabarti, una femminista indiana  che ha  tenuto una conferenza sul ruolo delle donne nel suo paese a partire dalle epoche preistoriche.
Secondo la studiosa, nel 1500 A.C. le donne godevano in India di uno status simile a quello maschile, potevano scegliere liberamente il marito,  sposarsi anche in età avanzata ed erano rappresentate dalle loro divinità femminili.
Nell’India medioevale è iniziata invece una feroce oppressione delle donne, e del resto secondo lei nessuna religione ha mai trattato le donne come individui.
Un prete indù di nome Manu ha teorizzato che le donne erano di proprietà prima del padre e poi del marito e dei figli maschi, mentre le divinità sono state rimodellate a immagine maschile.
Krisna per esempio è un dio famoso per le sue imprese amorose, può essere promiscuo e vizioso e fare uso di droghe, e le donne sono incoraggiate ad avere un marito come lui!
Quando i musulmani hanno conquistato il subcontinente indiano, è stato introdotto l’uso del Purdah,  le donne dovevano coprirsi dalla testa ai piedi per sfuggire agli uomini che le molestavano e il marito aveva diritto di torturare la moglie anche se non aveva fatto nulla di male, solo per metterla alla prova.
Un’altra pratica prevedeva che le donne venissero isolate dal resto del mondo e fatte segno di ostracismo sociale – una pratica che purtroppo prosegue anche oggi.
Il 18° e 19° secolo furono un periodo storico di grandi riforme.
Iniziò però l’usanza del ‘Sati’: la moglie – se il marito moriva –era obbligata a salire sulla pira con il feretro e a bruciare viva. Questa crudele pratica – cui le donne ovviamente si ribellavano –era però fatta passare come la loro vera volontà, al punto che è stato eretto addirittura un tempio in omaggio di
una moglie ‘desiderosa’ di farsi bruciare!
L’usanza fu abolita durante il periodo della dominazione inglese, ma resta sporadicamente negli stati più arretrati dove si tenta di farla passare come un incidente, invece di quell’efferato delitto che è.
C’erano anche donne che si sottraevano agli abusi, per esempio le Begums di Bhopal non osservavano il purdah  ed erano trainate nelle arti marziali,  e nonostante tutto l’India ha ed ha avuto centinaia di donne eccellenti e famose, nonostante il trattamento verso di loro fosse punitivo e ingiusto.
Le donne potevano mangiare solo una volta al giorno, non potevano usare le spezie, nessuno doveva guardarle in faccia. Se vedove dovevano essere sempre vestite di bianco e non potevano risposarsi.
In seguito tale pratica fu abolita e fu promulgata una legge che permise alla vedove di risposarsi.
Nel 1857 fu una donna a guidare una rivolta indipendentista e nel 1917 per la prima volta una delegazione di donne chiese alla corona inglese diritti politici.
La lotta indipendentista durò 19 anni  e in questo periodo vennero arrestate per la loro attività patriottica oltre 17mila donne.
Nel 1937 l’India divenne indipendente la costituzione promulgata all’epoca era ottima e garantiva alle donne l’eguaglianza nonché condizioni di vita giuste e umane.
Che cosa è successo in India negli anni successivi all’indipendenza?
Le donne hanno fatto molti progressi, oggi lavorano in tutti i settori, ci sono avvocati, medici, architetti, ingegneri, sebbene il 95% di loro sia impiegata nell’agricoltura e il 60% della manodopera operaia sia femminile.
Nel 1970 iniziò anche il movimento femminista, ed oggi c’è la richiesta del 50% di quote rosa in parlamento e nelle istituzioni rappresentative.
E’ stato anche introdotto il reato di stupro per le donne in custodia cautelare, per la frequenza con cui venivano violentate dai poliziotti.
L’India ha moltissimi miliardari ma il 70% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno.
Un sondaggio su 29 stati indiani ( come in Europa diversi anche per la lingua che vi viene parlata),indica una crescita media della popolazione di 2,1 figli per donna, ma c’è grande differenza tra stato e stato.
A Delhi la media è di 4,7 figli per donna.
Ma in genere negli stati più progrediti il numero dei figli è minore.
L’India è anche il paese con la più alta percentuale al mondo di donne morte di parto e con un’altissima percentuale di mortalità infantile.
Esiste ancora la pratica delle spose bambine, specie negli stati più arretrati.
Quattro donne su cinque devono ancora chiedere il permesso al marito anche solo per andare al mercato a fare la spesa.
E’ anche abbastanza diffusa la, diciamo così, pratica di mettere incinte le donne e poi abbandonarle. Saputo delle tecniche del DNA una donna però di recente ha fatto causa per il mantenimento del figlio ed ha vinto.
L’India è anche il paese con la maggiore biodiversità di tutto il pianeta, ha 450 gruppi etnici minori mentre quelli maggiori sono 40.
Le lingue principali sono 25. Il 51% della popolazione è sotto i 25 anni.
“ Siamo – prosegue la relatrice – un paese caldo ma col secondo luogo più freddo del mondo, abbiamo anche il posto più piovoso del mondo e quello con 360 giorni di sole all’anno! Il sistema delle caste è ancora molto radicato. In alcuni stati è in aumento il fondamentalismo islamico e si vedono molte più donne velate di prima.
Sono stati fatti anche molti progressi sul piano tecnologico: il 30% degli scienziati della NASA, negli USA sono indiani e oggi le nostre stazioni spaziali sono usate anche per il lancio di satelliti di altri paesi.”
Come si vede , questo è il ritratto di un paese in bilico tra arretratezza e progresso, affascinante e in forte sviluppo , sia pure con enormi divari di ogni genere e una condizione femminile ancora infelice anche più della nostra. Ho trovato sgradevole che la conferenza della Chakrabarti sia stata un po’ boicottata ( la Stampa per esempio è uscita con un orario diverso da quello ufficiale, una conferenza sul futuro che si doveva tenere dopo nella stessa sala è stata  annullata , insomma nel retrobottega del festival gira anche qualche meschinità.)
Tutto ciò mi da molto da pensare circa l’attitudine di alcuni uomini italiani….

Nel corso del festival sono stati trattati moltissimi altri argomenti di estremo interesse – ma mi è parso che in questa sede questo fosse il più indicato. La cosa più bella: un bellissimo spettacolare ed unico documentario sui buchi neri, la fusione delle galassie e le stelle primordiali di Thomas Lucas, presentato da Patrizia Caraveo. Con questo per ora ho concluso altri temi si potranno magari riprendere successivamente.
 
4-11-2009

Riflessioni sul massacro di
Jyoti Singh Pandey

Valeria Fieramonte

‘Le continue proteste in India per il massacro di Jyoti Singh Pandey – finalmente un nome per la ventitreenne uccisa – che stravergogna cancellare anche il suo nome come è stato fatto per decine di giorni – quasi fosse lei a doversi vergognare, fanno intravvedere un paese in vera ‘crescita’. Non la finta crescita economica di ricchi diventati ultraricchi, come denuncia da tempo Vandana Shiva, ma una vera crescita morale di interi settori della popolazione indiana. Unico preludio di ogni possibile sviluppo, anche economico.
Mentre qui da noi , con i consueti complici, non si fa che andare indietro, nonostante le apparenze e persino la quote rosa, quasi che la cosiddetta mondializzazione sia ottenibile solo a prezzo di un netto peggioramento delle condizioni di vita delle donne di questo emisfero del mondo.
E’ vero – qui da noi per ora non c’era mai stata una pratica mostruosa come l’infibulazione – neanche ai tempi della antica Roma, oltre duemila anni fa, o in tempi preistorici, - né si bruciano, come ancora fanno in  molti luoghi in India nonostante sia ufficialmente vietato, le vedove sulle pire se muore il marito, ma ci sono i possibilisti dell’infibulazione, quelli che si preoccupano perché le donne ‘vivono di più’, e purtroppo anche cronisti, come quello che per giorni su Rai news è andato avanti a dire che ‘ si trattava di una ragazza ricca che ha suscitato l’invidia di un branco di …poveri? Perché, cosa cambiava, se era ricca era lecito spappolarle l’intestino? Ecco rivelata una complicità italiana, che in un branco di assassini infoiati e annoiati vede una legittima manifestazione di rancore contro le donne…con le solite scuse ( aveva le gonne corte, ci guardava di traverso, era in giro alle 8 di sera, era.. ricca : è noto che i banchieri hanno tutti le gonne, del resto).
Per di più Jyoti Pandey non era neanche ricca, a dimostrazione che quando si tratta di donne non vale per certuni neanche la pena di controllare le notizie, tanto non ha importanza. ( Spiace dirlo per un TG peraltro abbastanza ben fatto, per quel poco che ho potuto vedere da un’amica).
Era figlia di un facchino d’aereoporto, un uomo che aveva venduto il suo fazzoletto di terra in campagna per andare a lavorare in città e garantire un avvenire migliore ai figli, anche femmine. Guadagna, il padre, 7000 rupie al giorno, circa 130 dollari. Il cronista di rai news poteva almeno informarsi ( invece fa il pesce in barile, tanto da noi ormai l’indignazione morale è stata estinta da una classe politica e correlati di potere che continua a farci vergognare dell’Italia).
Eppure da noi non c’è ancora una corruzione così estesa della struttura pubblica – in questo caso i trasporti – a tal punto disastrosa da produrre, come in molti paesi, un proliferare di piccoli mezzi di trasporto privati che ne sostituiscono l’inefficienza ladra con altri ladrocinii e inefficienze meno evidenti perché appunto non ‘collettivi’. Ma ci sono continui tentativi di andare in questa direzione.
Le ventitreenne che finalmente ha un nome  ( e forse anche un monumento pubblico: sarà interessante vedere se lo faranno davvero e che cosa accadrà dopo) è stata ripetutamente offesa anche dopo la morte.
Dai molti cronisti di ogni dove deputati a mandare in onda i loro pregiudizi invece che le informazioni, da una cerimonia funebre frettolosa e semiclandestina, e ora anche da un santone che la ha messa sullo stesso piano dei suoi assassini: mentre le spappolavano l’intestino avrebbe dovuto chiamarli fratelli. Non lo ha fatto e peggio per lei. Costui gira libero, ha molti seguaci e farà di sicuro una brillante carriera politica, va da sé.
A che serve denunciare, anche con proteste di massa, quando poi si sa che finirà con le consuete complicità maschili, sempre iperprotettivi nei confronti dei loro simili?
Ma, per proseguire con la cronaca: Jyoti ( e speriamo che il nome sia vero, troppi e da troppo tempo trovano normale la vergogna di accusare la vittima invece che gli assassini) era una ragazza che lavorava moltissimo,  e dormiva pochissimo per pagarsi gli studi.
Lavorava in un call center, fino alle 4 del mattino, ( un altro dei mezzi ideati dal potere per deresponsabilizzare i suoi crimini , rendendoli difficilmente  rintracciabili), e viveva in un sobborgo di immigrati. Era alta un metro e sessanta per 40 kg di peso. Era dunque anche fragile e minuta.
Con il suo ragazzo, 28 anni, studi da ingegnere elettronico, era andata a vedere ‘Vita di P’. ( Ormai anche i films sono omologati).
Dal cinema hanno preso un  risciò, che costa poco, e sono arrivati in una zona centrale di Nuova Deli, da dove poi cercare un autobus per casa. Qui sono stati catturati da due fratelli, Ram e Mukesh  Singh e altri compari, decisi, orrore anche questo, a fare quello che avevano definito un ‘joy ride’.
Hanno fatto perdere coscienza al fidanzato dandogli un gran colpo in testa con una mazza di ferro, e poi realizzato la loro ‘Joy’.
Dopo 40 minuti di violenze, semimorta, nuda, e con gli intestini spappolati ormai in infezione, la hanno gettata in una strada di hotel a basso costo, con nomi come Star, Venus, - che ironia anche questa - nei quali sono soliti andare i viaggiatori diretti all’aeroporto.
Dopo 20 minuti che i due giacevano a terra si è fermato un giovane. I poliziotti sono arrivati, con comodo, molto dopo. La cronaca che racconto l’ho tratta da un giornale di lingua inglese. I giornalisti erano indiani: hanno fatto un ottimo lavoro di cronaca, ma si sono ben guardati dal criticare la polizia…che ci ha messo anche il suo tempo a decidere il da farsi.
Resta il fatto che gli stupri inutilmente denunciati in India sono stati nel 2011 oltre 240mila – cosa che significa che quelli veri sono almeno il triplo, senza contare  quelli tanto usuali da essere considerati più che altro una abitudine.
Infine alcune domande: da quanto tempo le donne protestano contro questi comportamenti e mentalità colluse? A me pare da sempre, nella consueta sfera privata in cui sono relegate più spesso che sempre.
Le statistiche dicono che gli uomini sono responsabili di oltre il 90% dei crimini che avvengono nel mondo.
Che succederà in paesi dove il numero di maschi dovuto ad aborti selettivi è innaturalmente elevato? Ogni anno mancano all’appello due milioni di bambine. Di questo passo è inutile che i media diano i numeri ( da uno stupro ogni venti minuti a quello ogni venti secondi eccetera).
Scommettiamo che tra qualche anno i violentatori saranno liberi, e se non lo saranno loro causa ,solo, troppa attenzione pubblica, lo saranno comunque tutti gli altri, a conferma di una complicità maschile che corre come un urlo isterico lungo tutto il pianeta, trovando ovunque la comprensione e la complicità del potere?
Ma soprattutto: perché invece da noi l’indignazione per questi fatti è minore? Siamo in una deriva morale che ci deve far vergognare anche verso l’ex cosiddetto terzo mondo?
In tutto il mondo sembra in atto purtroppo una guerra sotterranea non dichiarata - ma deliberata e molto ben finanziata, contro le donne. Può darsi che ogni generazione di donna se ne accorga troppo tardi, come può darsi che l’aumento della popolazione provochi una recrudescenza anche delle violenze e abusi contro di noi?

 

 

10-01-2013